Il basilico è l’ingrediente principe del Pesto genovese e il suo essere regale lo identifica già nel nome: deriva dal greco “basilikos”, ovvero “erba degna di un re”, come aveva evidenziato il filosofo e botanico Teofrasto, nel III secolo a.c. Le sue origini geografiche si possono ricercare lontano, nella penisola indiana e nell’Asia tropicale. Soltanto durante il regno di Alessandro Magno, nel IV secolo a.c , questa pianta varcò i confini del Medio Oriente per arrivare in Europa.
Ma se oggi il basilico viene riconosciuto come uno degli ingredienti tipici della cucina italiana, e genovese, il suo esordio storico non è stato in qualità di alimento: infatti in diverse zone dell’Asia, così come in quelle mediterranee, si diffuse prima come elemento ornamentale, e poi come pianta dalle grandi proprietà medicinali.
Dall’Egitto all’antica Roma, passando per la Grecia
Il basilico era noto come medicinale già nell’antico Egitto: ne è stata trovata traccia in diverse tombe e, secondo alcuni storici, a questa pianta venivano attribuite proprietà antibatteriche e di conservazione ed era perciò usata nel processo di mummificazione.
Gli Hindu usavano appoggiare una foglia di basilico sul petto del defunto per garantirgli l’immortalità. Anche i Galli davano al basilico la valenza di una pianta sacra e per poter diventare “raccoglitori” della pianta, ci si doveva sottoporre a un rituale di purificazione.
Per gli antichi Greci aveva invece un’aurea negativa, ritenuta simbolo di lutto, mentre i Romani ritenevano fosse una pianta magica e sacra a Venere e doveva essere raccolto soltanto dopo precisi rituali.
Altre testimonianze, però, dimostrano come il basilico nell’antica Roma stesse imboccando anche la strada “della cucina”: Apicio, scrittore romano e cuoco per diletto, lo indicò in alcune opere come uno degli ingredienti più usati nelle sue ricette. Plinio il Vecchio, invece, sosteneva che le sue foglie, se ben cucinate, potessero essere usate come un potente elisir afrodisiaco.
Dopo il Medioevo si trasferisce in cucina
Si arriva così al Medioevo, dove il basilico entrò da protagonista nella rudimentale medicina dell’epoca, trattato come unguento portentoso per curare e medicare le ferite, soprattutto in caso di epidemie di peste. E trovava posto anche fra gli “intrugli” usati per gli esorcismi.
Ma dal 1400 il basilico scompare del tutto dai radar della storia, per riapparirvi soltanto nel XVIII secolo, quando lo si trova fra gli ingredienti di piatti presenti in alcuni ricettari italiani. E da quel momento la sua ascesa nel mondo gastronomico nostrano sarà inarrestabile: infatti come si può pensare oggi alla cucina italiana senza il sapore e l’aroma unici del basilico?
Sullo scaffale dell’erborista
Ma oltre ad avere un passato “notevole” sia come pianta , sia come alimento, il basilico godeva (e gode) di un’ottima reputazione nel campo dell’erboristeria per le proprietà terapeutiche del suo olio essenziale, il quale è ricco di estragolo, di linalolo e di canfora. E non solo, perché il basilico è un buon diuretico naturale, un antinfiammatorio e ha buone proprietà antispasmodiche.
Inoltre, coltivandone un vaso sul proprio balcone o finestra, può essere usato come ottimo repellente contro le punture di zanzare o altri insetti: basta rompere qualche foglia fresca e applicarla direttamente sul punto dolente.
Il re della cucina italiana e… genovese
Non però dobbiamo dimenticare il punto di partenza, ovvero che il basilico è soprattutto un versatile e prezioso ingrediente culinario e che in Italia ha trovato la sua massima realizzazione. Infatti nel nostro Belpaese viene usato in tante delle sue differenti varietà (nel mondo se ne contano circa un centinaio), che hanno caratteristiche e sapori decisamente vari e che si prestano a preparazioni di tipo diverso, dalle insalate, alle ricette salate, arrivando persino ai dessert.
Su tutte, sono due le varianti più diffuse. La prima, quella del basilico comune italiano, viene usata per preparare alcuni dei piatti più tipici della cucina nazionale, come gli spaghetti al pomodoro e basilico e l’insalata caprese. La secondo, di una varietà più “dolce”, è quella del basilico genovese DOP ovvero, come già detto sopra, il “re” degli ingredienti del Pesto alla genovese.
E per concludere una piccola curiosità tutta ligure: la produzione del basilico genovese DOP rappresenta circa l’8% del mercato del basilico globale in Italia, con più di 1 milione di mazzetti prodotti ogni anno dedicati esclusivamente ai consumatori finali.